Le auto elettriche cinesi arrivano in Europa con modelli sempre più eleganti ed economiche, c’è però anche il rovescio della medaglia.
L’ultima novità è la Dolphin Surf, che è arrivata in queste ore nel Regno Unito a due anni distanza dal lancio sul mercato cinese, dove il suo nome risuonava più o meno come “gabbiano”: il costo è di circa 20mila euro, estremamente competitivo. Stiamo parlando dell’ultimo arrivo di un’auto elettrica cinese in Occidente e bisogna pure dire che il prezzo proposto non è assolutamente il più basso che troverai sul mercato.
Ad esempio, modelli come la Dacia Spring, prodotta in Cina da Renault e Dongfeng, o la Leapmotor T03, realizzata in collaborazione con Stellantis, costano meno, ma a scuotere le grandi compagnie e aziende auto europee è l’azienda che produce Dolphin Surf, ovvero BYD, che praticamente dal nulla sta rapidamente conquistando i mercati internazionali. Un dato su tutti: nel 2024, BYD ha superato Tesla diventando il produttore di veicoli elettrici più venduto al mondo.
Alla BBC, i responsabili vendite del Regno Unito dell’azienda cinese mostrano di avere le idee chiare e di voler puntare anche alla leadership europea. Del resto, da quando è entrata in Europa due anni fa, la sua crescita è stata impressionante. Quello di BYD è solo un esempio di come i marchi cinesi stiano cambiando il panorama dell’industria automobilistica globale. La loro crescita ha già spinto Stati Uniti ed Europa a prendere contromisure, preoccupati per la competitività – e, in certi casi, per la sicurezza.
Un mercato in espansione, insomma: marchi fino a poco tempo fa sconosciuti come Nio, Xpeng, Zeekr e Omoda stanno cercando di affermarsi in Europa, affiancandosi a nomi già noti come MG, Volvo e Lotus, oggi di proprietà cinese. La gamma è vasta: si va da city car come la Dolphin Surf a supercar di lusso come la Yangwang U9.
I dati parlano chiaro: nel 2024 sono stati venduti nel mondo 17 milioni di veicoli elettrici o ibridi plug-in, di cui ben 11 milioni in Cina. I marchi cinesi rappresentano ora il 10% delle vendite globali di veicoli elettrici al di fuori della Cina, e questa quota è in continua crescita.
Per i consumatori, è una buona notizia: significa più scelta, auto più moderne e prezzi più accessibili. Ma alcuni esperti sollevano dubbi: in un contesto di tensioni politiche con la Cina, c’è chi teme che queste auto possano rappresentare rischi per la sicurezza informatica, aprendo potenzialmente la porta a intrusioni o sorveglianza tramite software.
Ci domandiamo se sia davvero così e per capirlo occorre fare un passo indietro: la crescita dell’industria automobilistica cinese non è casuale. Dopo l’ingresso del Paese nell’Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2001, tutto ha accelerato nel 2015, con il lancio del piano “Made in China 2025”. Questo ambizioso progetto puntava a rendere la Cina leader mondiale in diversi settori hi-tech, tra cui proprio le auto elettriche.
Gli USA in particolare, però, lanciano accuse di spionaggio industriale e trasferimento forzato di tecnologia, accuse sempre respinte da Pechino, che va avanti per la sua strada. Capita così, per fare un esempio e parlare della principale casa di produzione di auto elettriche, la BYD, che questa nasca come produttrice di batterie per cellulari, per diventare il colosso automobilistico che è oggi.
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