Essere rimproverati e restare in silenzio non è un segno di codardia: il meccanismo messo in atto dal cervello

In tanti, durante un litigio, con il partner, con gli amici o con i colleghi di lavoro, restano in silenzio: cosa comporta questo atteggiamento?

Tante persone, durante un acceso litigio, con il proprio partner, il capo di lavoro o con conoscenti, cercano di non rispondere, restando in silenzio. Un atteggiamento remissivo che può passare per codardia, oppure per imbarazzo, per consapevolezza di essere nel torto o per paura. In realtà, si tratta di un comportamento che rivela aspetti più profondi. Che cosa dice la psicologia?

Capo di azienda rimprovera impiegato
Capo di azienda rimprovera impiegato – frangiventoauto.it

È capitato a tutti di non replicare a un rimprovero, di abbassare la testa e di restare in silenzio, mentre qualcuno alza la voce. Quando qualcuno grida e rimprovera, e non si riescono ad articolare le parole e a trovare una risposta, l’arma di difesa migliore resta il silenzio. Il silenzio, però, non è sintomo di debolezza o di sottomissione, nel cervello scatta un processo complesso e affascinante che la psicologia tenta di spiegare.

Restare in silenzio durante un acceso litigio, cosa scatta nel cervello in queste situazioni

Gli psicologi si sono interrogati su episodi del genere, approfondendo questo fenomeno molto comune in tutto il mondo e tra i vari popoli. Il silenzio non è un segnale di sconfitta, ma di protezione. Il cervello mette in atto un processo complesso di difesa, andando in modalità sopravvivenza: il sistema nervoso simpatico si attiva, congelandosi.

In pratica, il cervello paralizza o anestetizza i sentimenti, quando percepisce il pericolo. Al posto di controbattere o di fuggire, si congela. Il cervello utilizza questa strategia, ritenendo la cosa migliore da fare in determinate occasioni, e poi valuta come comportarsi e come reagire. Questa paralisi ha radici evolutive che gli esseri viventi si portano dietro sin dall’alba dei tempi.

Donna rimprovera partner
Donna rimprovera partner – frangiventoauto.it

In antichità, gli uomini primitivi hanno capito che si riusciva a sopravvivere restando in silenzio, non facendo nulla, piuttosto che reagire o fuggire. Lo stesso comportamento viene adottato da qualsiasi altra specie vivente, soprattutto mammiferi. Anche se si osserva il comportamento di cani o di gatti, durante uno scontro, è possibile notare questo fenomeno: uno dei due animali resta immobile e si mette in posizione di difesa.

Meccanismi di difesa per sopravvivere: perché il corpo si paralizza in caso di pericolo

In caso di pericolo o di minaccia, si resta impietriti. Si innesca questo meccanismo di sopravvivenza. Un’arma di difesa, con il silenzio che diventa una forma di autopreservazione. Inoltre, a innescare questo processo, ci sono anche la storia familiare e le esperienze pregresse. Chi è cresciuto in una famiglia litigiosa, dove i genitori litigano spesso, adotta questo comportamento con più naturalezza e in maniera più traumatica.

Litigio tra uomo e donna
Litigio tra uomo e donna – frangiventoauto.it

Il silenzio è dunque una buona strategia, e non significa affatto essere codardi, si tratta di intelligenza emotiva. Il silenzio, però, non è solo istintivo, ma è anche allenamento. Si può scegliere consapevolmente di restare in silenzio, per mantenere un certo equilibrio interiore. La disciplina del silenzio è una dote preziosa che è bene saper padroneggiare per vivere meglio.

Insomma, in certi casi, quando si sta litigando, è meglio stare in silenzio per non compromettere la situazione e aggravare la propria posizione o la posizione dell’altra persona. Nei minuti di silenzio si ha il tempo di riorganizzare le idee, per poi spiegarsi magari in maniera tranquilla e chiarire senza farsi prendere dalla foga. Un silenzio lucido è un buon segno di equilibrio emotivo. Quando sali in moto cosa succede al tuo cervello: ecco la risposta.

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