Intensificati i controlli sulle strade e predisposti nuovi autovelox su tutto il territorio: in certi casi, però, la multa può essere contestata.
Secondo le recenti stime, il numero di autovelox sulle strade italiane è triplicato rispetto a soltanto dieci anni fa. Gli autovelox sono dispositivi importantissimi, studiati per la sicurezza stradale, ma spesso e volentieri sono sfruttati dai singoli Comuni solo per fare cassa, spennando gli ignari automobilisti. Un comportamento che oggi viene condannato e punito dalla legge.

In Italia sono presenti oltre 11.300 dispositivi autovelox, un record in Europa. È vero che il comportamento degli automobilisti italiani non è certamente virtuoso rispetto a tanti altri paesi europei, tuttavia, questi strumento di rilevamento della velocità sono sfruttati ampiamente per fare cassa. Non a caso, in dieci anni è stato registrato un aumento netto di introiti per i Comuni, in certi casi anche del 60%.
Installazione di autovelox, quando è possibile contestare una multa per eccesso di velocità
L’Italia ha il primato per quanto riguarda l’installazione di autovelox. Secondo la legge, ogni dispositivo deve essere ben segnalato, quindi deve essere preceduto da apposita segnaletica ad almeno 200 metri di distanza per le strade extraurbane e di 75 metri per le strade urbane.
Sanzioni per eccesso di velocità prevedono una multa di qualche decina di euro, la quale si può pagare in forma ridotta entro pochi giorni, e decurtazioni di punti sulla patente se è superato di molto il limite di velocità stabilito. A seguito dei controlli da parte delle Forze dell’Ordine, nonché della cascata di richieste di accertamenti, di contestazioni e di annullamenti, è stata scoperta la solita truffa all’italiana.

La manovra, fortemente voluta dal ministro Matteo Salvini, ha modificato le regole relative allo sfruttamento degli autovelox, per porre fine alle tasse occulte, ossia le pratiche fraudolente sfruttate dai Comuni per fare cassa ai danni dei cittadini. Le sanzioni restano le stesse, a cambiare sono le regole per la loro applicazione, a cominciare dall’irregolarità dei dispositivi in strada.
Dispositivi irregolari in strada, quando fare ricorso in caso di multa
Il nuovo codice della Strada ha imposto ai Comuni di provvedere a regolarizzare gli autovelox sul proprio territorio. Questi strumenti devono essere omologati, individuati tramite provvedimento del prefetto, e devono rispettare determinate caratteristiche: devono essere piazzati in luoghi specifici, nei tratti di strada più pericolosi e dove le auto corrono di più, devono essere sempre ben segnalati e non possono essere posizionati a distanze troppo ravvicinate l’uno dall’altro.

Sulle autostrade, gli autovelox devono essere posizionati a una distanza di 4 km l’uno dall’altro, sulle strade extraurbane a 3 km di distanza, sulle strade urbane a 1 km di distanza. In centro città ogni 500 m. I Comuni sono tenuti a comunicare ogni autovelox presente sul territorio e a mappare tutti i dispositivi. Questi, inoltre, devono essere omologati, altrimenti non sono ritenuti validi.
Ad esempio, una sentenza del tribunale di Frosinone ha chiarito la differenza tra dispositivi approvati e dispositivi omologati. Sono due procedimenti differenti: prima si effettua l’approvazione e poi l’omologazione. È un procedimento che ogni Comune deve rispettare. Un autovelox non omologato non può entrare in funzione, dunque, se si viene multati si può fare ricorso.